Il più antico documento che si conosce, riguardante la cascina Bergamina, è un atto del 1476, rogato dal notaio Giorgio Rusca di Milano, con il quale Lancillotto e Bartolomeo Vimercati, concedevano al proprietario della cascina, Donato Gioccario, di derivare l’acqua del lago di Sartirana per irrigare i prati.
La cascina ha assunto l’attuale aspetto passando attraverso molteplici modifiche strutturali e di utilizzo degli spazi, necessarie per adeguarla alle diverse destinazioni d’uso che si sono susseguite nel tempo.
Fra i più notevoli cambiamenti quello che all’inizio del novecento l’ha trasformata da agricola a residenziale, con l’abbattimento dell’ala sinistra dell’edificio adibito ad abitazione dei salariati, a “casera” e a cappella.
Sempre attorno all'inizio del secolo scorso, al pianterreno dell'ala destra, già abitazione dei salariati è stata installata una scuderia monumentale proveniente dalla Cavalchina, un palazzo milanese lungo la via Manin.
L’allevamento dei cavalli da corsa è stata una delle attività importanti che si sono svolte, nel secolo scorso, alla Bergamina.
L’acqua del lago di Sartirana, portata alla Bergamina dalla “roggia Verderio”, poi denominata “roggia Annoni”, ha permesso la coltura del “prato irriguo”, rara nella nostra zona, dove la maggior parte dei terreni sono ad “irrigazione naturale”, ossia affidata alla pioggia.
Grazie al prato si avevano erba e fieno per alimentare il bestiame; con letame di stalla si concimavano i campi e se ne aumentava la produttività.
Questo ciclo produttivo prevedeva la presenza dei “bergamini”, come venivano chiamati i lavoratori addetti alla cura del bestiame. Essi salivano ai pascoli montani verso la fine di
marzo e scendevano a settembre. Gli altri mesi dell’anno continuavano ad accudire agli animali rifugiati nelle stalle. Dalla loro presenza prende il nome la cascina.
L’importanza che nell’ultimo secolo ha acquisito per la cascina il suo uso residenziale è attestato da alcuni elementi che caratterizzano oggi l’ambiente circostante: alcuni splendidi
alberi, platani e ippocastani e un piccolo edificio, che meriterebbe un restauro perché purtroppo sta andando in rovina, che serviva da spogliatoio per il campo da tennis.
Un altro albero, anch’esso splendido, è un esemplare di Pterocaria Fraxunifolia (noce del caucaso) che si trova all’interno della cascina.
Nel 1884, con la realizzazione del pozzo situato fra le cascine Bergamina e Canöva, il comune di Verderio aveva cercato di risolvere il problema dell’approvvigionamento d’acqua potabile per quella parte di territorio, molto popolosa, che ne era sprovvista.
La soluzione, però, fu efficace solo per pochi anni. Già nel 1894 il comune dovette intervenire per porre fine alle infiltrazioni di acqua dalla superficie, causa di malattie virali e
infezioni nella popolazione.
Il problema però non fu risolto , né quella volta, né con successivi interventi, tanto che, nel 1929, il podestà deliberò di abbandonare il risanamento del pozzo, non potendo prevedere né la spesa necessaria, né la certezza del risultato.